giovedì 22 novembre 2007




Ho freddo, molto freddo. È una sensazione superficiale che il mio cervello metabolizza, ma non tiene più di tanto in considerazione.
Qui niente è in ordine, qui non è essenziale l’ordine, ma la funzionalità.
Tutto deve essere “Safe” e … beh ora come ora diciamo che tutto è a disposizione dei passeggeri che hanno ben poca voglia di essere cordiali.
La gente a bordo si trasforma, o almeno lo penso io, non credo possano essere così malmostosi anche nella vita quotidiana.
Oggi servire e sorridere, non serve proprio a un c . . . o!
È tutto così sporco e in disordine, rassetto per quel che posso, ma risolvo poco. “Signora ma cavvolo il bicchiere non sullo strapuntino”, “Ma dai in bagno non si può entrare, cos’avete mangiato? Topi morti con le scarpe da ginnastica?”, “Dai non mancano molte ore, alzati e vai a sentire cosa vuole quella tizzia che gioca a fare Casadei con il chime del braccilo”.
In ordine … la mia camera oggi era in ordine e pulita, come se la donna delle pulizie fosse appena passata. Io tengo tutto in ordine e pulito, ma sono disordinato e sporco dentro me. Il mio ordine esteriore non è un vezzo, ma una necessità.
Ho bisogno di avere tutto in ordine.
Ieri dei miei amici sono venuti in stanza a fare quattro chiacchiere e me lo hanno fatto notare, l’ordine. Ma per me quelle frasi così piccole ed insignificanti, anzi piacevoli se viste con occhi diversi, erano come sentirsi gridare nelle orecchie: “Ma sei pazzo?! Non vedi come sei conciato? Ma non ti rendi conto di come sei messo? Sei messo peggio della Tangenziale Est alle cinque di pomeriggio; e metti qualche fiore per nascondere il traffico?!”.
A me quei fiori servono e saranno sempre splendidi e il mio ordine sarà sempre impeccabile.